Tutti conoscono Fleet Street, la londinese strada dei giornali, dove per quattro secoli hanno avuto le loro redazioni i principali quotidiani britannici. Molto meno nota in Italia è Grub Street, la via degli hack, gli “scrittorucoli”, i pennivendoli. Vicolo infame nell’infamissimo quartiere di Moorfields, Grub Street era la sede di numerosi piccoli tipografi londinesi, e visto che gli affitti, specie delle insalubri soffitte, costavano pochissimo, divenne la residenza elettiva di una bohéme di scrittori di quinta categoria, imbrattacarte al servizio dell’uno o dell’altro, autori di pamphlet ricattatori o di romanzacci da quattro soldi. La cita già il Dr Johnson nel suo Dictionary of the English Language del 1755 e ne raccontano romanzieri e poeti come Tobias Smollett e Alexander Pope, Henry Fielding e Anthony Trollope. Era un posto talmente malfamato che rimase a definire quella categoria di scrittori anche dopo che nel 1830 la strada cambiò nome in Milton Street e che, completamente distrutto il quartiere dalle bombe tedesche della Seconda Guerra Mondiale, le rovine, ma non la memoria, vennero definitivamente coperte dalla mole del Barbican Centre.
E allora di cosa racconta New Grub Street? Scritto nel 1891 è considerato uno dei capolavori di George Gissing, a sua volta considerato, assieme a Thomas Hardy e a George Meredith, uno dei tre migliori romanzieri dell’Inghilterra tardo-vittoriana. Ce lo ripropone Fazi e racconta di scrittori, di onesti letterati che faticano per affermarsi obbedendo solo alla propria musa e alla propria integrità, come il protagonista Edwin Reardon, consegnato alla miseria e alla frustrazione proprio dal suo talento incapace di compromessi. Ma racconta anche di perfetti figli di Grub Street, come Jasper Milvain, giornalista spregiudicato e ambizioso, un vero cuginetto del quasi coevo Bel-Ami di Maupassant, pronto a tutto pur di dare la scalata al bel mondo.
Insomma, con tanto amaro autobiografismo (va da sé dal lato di Edwin Reardon) e con una smagliante verve narrativa, Gissing ci regala uno spaccato di società di straordinaria vividezza e una serie di ritratti validi, diremmo ahimé, anche oggi.