Porno

Nel mondo esistono due tipi di persone: chi ammette orgogliosamente di fruire film pornografici e chi mente.
Questo è il principio intorno al quale Polly Barton, traduttrice anglofona e scrittrice in proprio costruisce il suo ultimo libro: Porno. Una storia orale (edito da La Tartaruga). Partendo da neofita, ammette la stessa autrice, Polly Barton decide di indagare più a fondo su uno dei tabù più dirompenti della nostra società.

Il libro inizia a prendere forma durante il periodo più nero degli ultimi anni, il lockdown del 2020 causato dalla pandemia di Covid19, con una semplice domanda: cosa c’è dietro a quel rossore sulle guance e agli sguardi stralunati che spuntano sulle facce delle persone al solo nominare la parola “porno”?
La risposta va ricercata non nei saggi scientifici sull’argomento, ma nelle chiacchiere in confidenza. Proprio in questo modo l’autrice decide di strutturare il suo personalissimo saggio sui film a luci rosse: si susseguono diciannove interviste, tutte anonime, fatte a persone vicine all’autrice, libere di raccontare la propria esperienza con il mondo della pornografia e i loro pensieri a riguardo, permettendo così a chi legge di sperimentare un caleidoscopio di punti di vista differenti sull’argomento.

Da chi ammette di essere grande fan del genere, a chi preferisce un romanzo dalle tinte più velatamente erotiche, da chi lo ripudia, a chi lo osanna: le opinioni sono molteplici e variegate, permettendoci così chiarirci le idee su un tabù sociale che va piano piano sciogliendosi, ma soprattutto sul rapporto che molte persone hanno con la pornografia e le sensazioni che ne derivano.

Mantenendo sempre un approccio spiccatamente femminista, Polly Barton arriva a definire aspetti importanti e fondamentali di parole e concetti come “sex positivity”, “consenso” e “porno mainstream”, offrendoci una panoramica su questo mondo libera da preconcetti.