Affascinante e sorprendente la storia degli pseudonimi letterari. Prendete Primo Levi, avrebbe potuto succedere che l’autore di Se questo è un uomo scegliesse di scindere la sua attività letteraria da quella di chimico, invece lasciò che i due mondi convivessero sotto lo stesso nome. In compenso, usciti e affermati Se questo… e La tregua, lo scrittore torinese si trova con un nuovo libro, Le storie naturali, decisamente più “leggero” dei primi due. E decide di pubblicarlo, consenziente l’editore Einaudi!, sotto pseudonimo. Anzi, è proprio Einaudi a insistere per lo pseudonimo, lui, di suo, non ne vedrebbe tutta la necessità.
Deciso comunque per il nom de plume, alza gli occhi e adotta il primo nome che gli si presenta, l’insegna di un elettrauto di Corso Giulio Cesare. È una bella storia e ce la racconta, benissimo come suo solito, Carlo Zanda in Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila (Neri Pozza). In mezzo e attorno, ovviamente, ci sono la Torino di quegli anni, l’Einaudi e l’editoria di quegli anni, il Divo Giulio, e Italo Calvino, e Natalia Ginzburg e il lavoro di chimico e il ricordo sempre presente di Auschwitz.