Settanta volte sette

1985. Gary, Indiana. Città malfamata annoverata tra le più pericolose d’America, è stata anche tra le più colpite dallo spopolamento e dal declino economico della rust belt (regione compresa tra i monti Appalachi settentrionali e i Grandi Laghi, un tempo cuore dell’industria pesante statunitense). Nei sobborghi di questa “cittadina” ricca di chiese, da quelle metodiste a quelle cattoliche (per un totale di  ben 64 parrocchie), Paula Cooper, una ragazzina nera di soli quindici anni, insieme a tre coetanee, massacra con più di trenta coltellate Ruth Pelke, un’anziana catechista di 78 anni che divideva la sua esistenza tra le faccende di casa e la parrocchia. Il movente? Una “semplice” rapina: le ragazzine erano convinte della presenza di una grossa somma di denaro nascosto nell’abitazione della donna.
Paula confessa immediatamente il crimine e viene condannata alla sedia elettrica, diventando così la più giovane detenuta rinchiusa nel braccio della morte. Delle tre è la sola a essere condannata alla pena capitale, diventando un ammonimento, ma anche un simbolo delle distorsioni di un sistema giudiziario fallace.
L’unico bagliore di speranza arriva da Bill Pelke, nipote della donna brutalmente assassinata, che si fa promotore, contro ogni apparente logica, di una campagna per salvarle la vita.
Bill ha una domanda che continua a ronzargli in testa: la zia, da fervente cristiana quale era, sarebbe stata in grado di convivere con questa situazione? Sarebbe stata capace di perdonare? E fino a che punto l’avrebbe fatto?
La storia di Paula, anche grazie a Bill Pelke, ha superato i confini degli Stati Uniti, raggiungendo tutto il mondo e accendendo un dibattito a tutt’oggi mai sopito e molto attuale: cosa intendiamo per giustizia? Cos’è davvero il perdono: un atto di disperazione o di estremo coraggio?
Intorno a questo fatto di cronaca nera ruota Settanta volte sette di Alex Mar, edito da Il pellegrino. Mar ci consegna un true crime che racchiude grande giornalismo d’indagine e abilità narrativa, trascinandoci in una vicenda alla fine della quale non potremo più dire di essere gli stessi.