Scrivere sul proprio corpo per raccontare una storia, per dimostrare identità e appartenenza, per devozione religiosa, per rivendicare delle posizioni, per scelta estetica. Decorare le propria pelle per ragioni rituali o pratiche, sociali o personali.
Quella del tatuaggio è una storia che inizia agli albori della civiltà umana e continua ancora oggi, cambiando continuamente forma e significato. Ora linguaggio, ora forma d’arte, ha interessato luoghi e culture lontanissime tra loro, nel tempo e nello spazio.
La mostra Tattoo. Storie sulla pelle, allestita dal Museo M9 di Venezia Mestre da venerdì 5 luglio a domenica 17 novembre, si ripropone di raccontare proprio questa storia millenaria scritta sui corpi. Come quello della Mummia del Similaun, conosciuto come Ötzi, che con i suoi 61 tatuaggi rappresenta il primo essere umano con il corpo tatuato di cui abbiamo conoscenza.
Dalle decorazioni rivenute sulle mummie vicino-orientali e classiche, ai lavori di tatuatori contemporanei, passando per le rappresentazioni tipiche delle popolazioni polinesiane (la parola tatau è, appunto, di origine samoana) e i maestri del tatuaggio giapponese, il percorso della mostra si propone di esplorare le diverse dimensioni – storica, antropologica, artistica e sociale – di questa pratica.
Ripercorrendo tutte le tappe della storia del tatuaggio, il catalogo della mostra pubblicato da Silvana Editoriale, dedica particolare attenzione alle rappresentazioni tradizionali e di classi marginali, che hanno influenzato la cultura occidentale e l’arte contemporanea.