Storie comuni di uomini e donne: figli malati, brevi incontri amorosi, morti e nascite, equivoci e chiarimenti. La sostanza di Turbolenza, il nuovo romanzo di David Szalay, già celebrato autore di Tutto quello che è un uomo (sempre Adelphi), è tutta qui. Eppure, la forza di queste storie di tutti è straordinaria, in virtù di una prosa ridotta all’essenziale, affilata come un bisturi ma sommessamente empatica. E in forza di una struttura affascinante: le dodici storie si inanellano l’una all’altra, passandosi una sorta di testimone narrativo negli asettici spazi dei non luoghi per eccellenza, tra le hall sterminate di aeroporti in giro per il mondo o nelle ristrette intimità di una cabina d’aereo. Ogni capitolo si intitola con le sigle dell’aeroporto di partenza e di quello di destinazione, ogni destino sfiora un altro destino senza neanche accorgersene. E alla fine ci ritroviamo ad avere letto una comédie humaine di 130 pagine. Pura meraviglia.