L’atto di stringere in mano e sfogliare un libro della adelphiana collana “Imago” riunisce e porta a sintesi gli opposti apici della lussuria più sfrontatamente sensuale e di una disincarnatissima meraviglia estetico estatica. Complici il formato, le carte, le illustrazioni (i colori!, il dettaglio!, il nitore!), l’elegantissima impaginazione: tutto uno sbandieramento in cui testo e figure dialogano fittamente e con grande e cordiale confidenza reciproca. Insomma, verrebbe da dire che gli “Imago” sono tutti belli a prescindere da temi, autori, contenuti.
E invece, una volta assorbito tanto splendore, la scena passa tutta, per dire dell’uscita più recente, ad Anna Ottani Cavina e al suo Una panchina a Manhattan, che ci riporta alle grandi esposizioni del passato. Ci sono stati anni, diciamo i decenni Settanta / Ottanta, in cui una irripetibile sequela di mostre in giro per il mondo decise non solo le fortune di alcuni cruciali artisti contemporanei, ma anche e soprattutto la riscoperta di grandi dimenticati e numerose sorprendenti riletture di classici sin troppo consolidati. Perché quelle mostre erano il momento finale di lavori di scavo critico e comparatistico anche decennali, momenti cruciali di verifica ultima e “concreta” del lavoro di storici e critici – le opere lì, a parlarci direttamente. Quell’epoca dell’oro è finita, le mostre sono diventate altro, ma resta il racconto di Anna Ottani Cavina così vivido, le sue cronache così attuali, le immagini così belle.
Occasione da non perdere, Anna Ottani Cavina presenta Una panchina a Manhattan al Festivaletteratura di Mantova, mercoledì 4 settembre alle 17,30 al Teatro Bibiena.